Carlo Verdone- Zurigo

Intervista di Gloria Bressan per Tuttoitalia.ch (14.09.2018) Foto di Gloria Bressan e Manuel Venturella

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Carlo Verdone a Zurigo: standing ovation per il mito del cinema italiano

 

Domenica pomeriggio, nella sala del Pathè di Dietlikon, l’ovazione del pubblico non è solo per Carlo Verdone ma anche per Mimmo, per Ivano, per Sergio, per Manuel Fantoni e per Furio. Sono applausi alle maschere che l’attore romano ha interpretato nell’arco della sua carriera e le cui battute sono diventate ormai un cult del cinema italiano. Frasi memorizzate nel corso di ripetute visioni dei film come “…un bel giorno mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana (da Borotalco, 1982) oppure “…sta mano po’ esse fero o esse piuma, stavorta è stata piuma”(Bianco rosso e verdone, 1981) che spopolano sia nel linguaggio comune che su quello virtuale con meme e video da migliaia di visualizzazioni.

Carlo Verdone è un sunto dei suoi personaggi, un eroe della commedia italiana genuina, casereccia e meno cafona. E’ un artista che ha saputo cogliere il peggio e il meglio degli italiani sdoganando difetti e tic che ognuno di noi riscontra, con ironia, nel vicino di casa, nell’amico o nel collega. Il regista non lo si percepisce nell’olimpo irraggiungibile delle star cinematografiche grazie all’approccio diretto che ha sempre mantenuto da ragazzo di quartiere: pur avendo recitato con talentuose bellezze come la Muti o la Gerini, è con la Sora Lella al ritmo di Annamo bene.. che ne viene esaltata la sua bravura, semplicità e anche malinconia. Ugualmente per gli attori maschili, si è accompagnato con un mostro sacro come Sordi ma è con Mario Brega che conferma il suo animo borgataro e democratico da cui nasce il mito.

 

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In Svizzera, il regista ha presentato il suo ultimo lungometraggio Benedetta Follia che, forte del successo avuto in Italia, è stato riproposto al pubblico italo-svizzero nelle sale di Berna e Zurigo. Il riscontro della sua presenza nei cinema è stato clamoroso grazie alla presenza di centinaia di fans a cui ha stretto la mano, concesso un autografo o una foto senza negarsi mai.

 

In Svizzera, il regista ha presentato il suo ultimo lungometraggio Benedetta Follia che, forte del successo avuto in Italia, è stato riproposto al pubblico italo-svizzero nelle sale di Berna e Zurigo. Il riscontro della sua presenza nei cinema è stato clamoroso grazie alla presenza di centinaia di fans a cui ha stretto la mano, concesso un autografo o una foto senza negarsi mai. Lo incontriamo nella conferenza stampa, a Zurigo, in cui si racconta con generosità:

 

Lo incontriamo nella conferenza stampa, a Zurigo, in cui si racconta con generosità:

Carlo, anche in Benedetta follia c’è una protagonista dal ruolo basilare con cui si forma un’alleanza che è un tema ricorrente delle trame dei tuoi film: è un omaggio che fai al mondo femminile? Certo, amo le donne, sono nato in un matriarcato quindi sono cresciuto in mezzo alle donne; mia madre è stata importantissima per la mia carriera spronandomi a continuare anche nei momenti difficili. Sono cresciuto professionalmente proprio in un periodo storico in cui la lotta femminista si imponeva particolarmente e questo mi ha lasciato un profondo rispetto per le donne infatti c’è sempre un’attrice dal ruolo forte nei miei film. In Benedetta Follia c’è la bravissima Ilenia Pastorelli che interpreta una borgatara che mi aiuterà a migliorarmi a livello comportamentale unendo le nostre solitudini come un abbraccio che comunica speranza. Da quando non interpreto le mie maschere cerco di dare risalto ad un ruolo maschile unico e più introspettivo.

Parlando allora dei tuoi personaggi, credi che Mimmo o Ivano nel 2018 siano cambiati oppure la storia della palude in Rodesia (dal film Un sacco bello, 1980) Oscar Pettinari la racconterebbe su facebook?

Probabilmente la racconterebbe su facebook ma con meno poesia. C’è più solitudine, i social sono una continua lite condominiale e c’è un’omologazione di frasi senza fantasia. Non esiste più la Roma di quartiere degli anni 80 e spero che, in futuro, ci sia una svolta, un ritorno alla comunicazione personale che avevamo in passato.

 

Carlo, anche in Benedetta follia c’è una protagonista dal ruolo basilare con cui si forma un’alleanza che è un tema ricorrente delle trame dei tuoi film: è un omaggio che fai al mondo femminile? Certo, amo le donne, sono nato in un matriarcato quindi sono cresciuto in mezzo alle donne; mia madre è stata importantissima per la mia carriera spronandomi a continuare anche nei momenti difficili. Sono cresciuto professionalmente proprio in un periodo storico in cui la lotta femminista si imponeva particolarmente e questo mi ha lasciato un profondo rispetto per le donne infatti c’è sempre un’attrice dal ruolo forte nei miei film. In Benedetta Follia c’è la bravissima Ilenia Pastorelli che interpreta una borgatara che mi aiuterà a migliorarmi a livello comportamentale unendo le nostre solitudini come un abbraccio che comunica speranza. Da quando non interpreto le mie maschere cerco di dare risalto ad un ruolo maschile unico e più introspettivo. Parlando allora dei tuoi personaggi, credi che Mimmo o Ivano nel 2018 siano cambiati oppure la storia della palude in Rodesia (dal film Un sacco bello, 1980) Oscar Pettinari la racconterebbe su facebook? Probabilmente la racconterebbe su facebook ma con meno poesia. C’è più solitudine, i social sono una continua lite condominiale e c’è un’omologazione di frasi senza fantasia. Non esiste più la Roma di quartiere degli anni 80 e spero che, in futuro, ci sia una svolta, un ritorno alla comunicazione personale che avevamo in passato.

 

Riguardo alla comunicazione cinematografica: la tendenza odierna è quella di dare molto spazio alle serie televisive. Credi che prima o poi saremo talmente saturi di queste proposte da voler ritornare a goderci i lungometraggi?

Assolutamente. Alcune serie sono fatte molto bene ma è un prodotto strutturato in modo furbo perché riescono a fidelizzare il pubblico spalmando la storia su tante puntate che, per seguire la trama, si è costretti a vedere interamente. A parere mio hanno meno anima. Sono un bell’intrattenimento ma non uguagliabile ai rispettabili lungometraggi: il problema è che bisognerebbe ricominciare a fare dei bei film e non è facile competere con la produzione di una serie televisiva che è scritta da 30 persone e con tempi di registrazione diversi.

E qual è un rispettabile lungometraggio che avresti voluto girare tu?

La dolce vita, Fellini è stato il più grande di tutti. Anche qualcosa di Kubrick…ma sono solo Carlo Verdone e, finchè avrò il privilegio di poter portare al cinema un pubblico numeroso andrò avanti col mio stile. Ho degli impegni con il mio produttore per il futuro e mi piacerebbe sviluppare temi nella commedia non convenzionali come fare un film sulla malattia, un argomento difficile ma che potrebbe riservare sorprese trattandolo con delicatezza ed eleganza.

 

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Finisco con una domanda seria: considerando la puntigliosità e la precisione degli elvetici, Furio riuscirebbe a farsi mandare a cagher anche dagli svizzeri?

Ma Furio sarebbe uno svizzero perfetto, anzi, scusami Magda, Furio è di Zurigo!

 

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