Giovanni Allevi- Kaufleuten Zurich
Foto e intervista di Gloria Bressan per Tuttoitalia.ch – 26 Febbraio 2017
Giovanni Allevi: “Ho solo sbagliato secolo”
L’apprezzato compositore presenterà il 7 marzo, al Kaufleuten, una data del suo tour regalando ai suoi estimatori melodie tutte da scoprire e interpretare con la delicatezza di cui è maestro.
Maestro, il suo “Celebration Piano Tour” è un inno alla sua straordinaria carriera. Lei è riuscito a far apprezzare un tipo di musica che viene considerato elitario: qual è stato il segreto di questo ottimo riscontro da parte anche di un pubblico meno avvezzo alla musica classica? Mi stupisco ogni volta ma preferisco chiamare questo avvicinamento alla mia musica una passione piuttosto che un successo: posso ipotizzare che il pubblico riconosca, attraverso le mie note, quella luce interiore che cerco di condividere empaticamente.
Lo studio del pianoforte è un interesse a cui si approcciano molti giovanissimi ma anche i più talentuosi hanno difficoltà a trasformare la loro attitudine in una professione. Quanta disciplina e perseveranza serve per avere successo? E’ un grande problema perché, oltre a un percorso accademico impegnativo, è necessario che il contesto sociale riscopra il valore del musicista evitando di dare spazio esclusivamente agli interpreti pop e accantonando violinisti o pianisti considerandoli anacronistici. Il panorama musicale deve essere vario e completo e conscio delle diverse sfaccettature che la musica regala in tutti i suoi generi. Io cerco un approccio diverso, suggerisco al pubblico di avvicinarsi alle note lasciandole decantare lentamente senza il bisogno compulsivo di capirle e consumarle in fretta. Si sottovaluta spesso anche la creatività che viene sollecitata nei giovani che vogliono imparare a suonare uno strumento perché poter scrivere la propria musica senza limitarsi all’interpretazione è fondamentale in un percorso di crescita.
In un’epoca in cui le canzoni sono consumate all’ingrosso e in cui i testi hanno un valore superiore alle note Lei è apprezzato per le sue composizioni, forse è andato controcorrente?
Certamente e credo di avere sbagliato secolo perché oggi c’è un atteggiamento aggressivo affinchè le parole abbaglino il pubblico. Io ho fatto un passo indietro regalando la delicatezza della musica da pianoforte e sostituendo le note alle parole. Io ho fiducia nell’ascoltatore che può scoprire il suo mondo interiore e le proprie inclinazioni attraverso le mie note. Sono felice che la musica mi abbia dato la possibilità di avvicinarmi alle persone scoprendo e facendo scoprire un mondo poetico, interiore e quasi clandestino ma fondamentalmente un mondo realistico.
Alcuni pianisti sul palco si concentrano essenzialmente sulla loro musica altri invece cercano un rapporto più coinvolgente con il pubblico improvvisando in base all’atmosfera che si è creata: Lei come si comporta sul palco? Io ho un rigore maniacale nel seguire la musica scritta sul pentagramma ma, anche se l’improvvisazione non fa parte delle mie corde, il pubblico mi porta di volta in volta a variare l’interpretazione nell’esecuzione. La musica, oltre a essere la colonna sonora della vita, deve anche sorprendere.
Da uno a dieci, quanto è Rock?
Dieci! Io sono un folle, un ribelle…non basta fare rumore con gli strumenti elettronici o vestirsi in un certo modo, per me essere rock oggi, è sfidare le convenzioni davanti al pianoforte!
Gloria Bressan